lunedì 23 maggio 2016

La prima regola degli Shardana - Giovanni Floris



Non vedere l'ora di tornare a casa per riprendere in mano un libro è un chiaro sintomo: il libro è bello.
 
Ed è esattamente quello che mi sta succedendo col secondo romanzo di Giovanni Floris, "La prima regola degli Shardana". Ambientato nella Sardegna vera, non quella delle coste smeralde, questa storia di amicizia al maschile, di calcio, di rivincite di una vita di fallimenti ha la capacità di tenere il lettore attaccato alle pagine nella curiosotà di sapere quale altro evento improbabile stia per capitare.
Un gruppo di amici, due mezzi falliti ed un giornalista televisivo di successo (Floris ovviamente) partono all'avventura e mettono in piedi una piccola quanto balzana squadra di calcio. Nel mezzo gli intrighi della politica italiana, della mafia rumena e altro ancora.

Un tributo all'amicizia, alla giustizia e alla Sardegna.

Vivamente raccomandato,
Stefy

lunedì 16 maggio 2016

Salone del Libro di Torino










Si dice sempre che in Italia nessuno legge, o che i lettori forti siano pochi. Eppure ieri al Salone del Libro di Torino non ho avuto la stessa impressione, anzi. Centinaia di persone in coda per ascoltare conferenze, strepitosa quella di Simonetta Agnello Hornby che presentava il suo ultimo libro, "Caffè Amaro". Divertente e riflessiva quella di Giovanni Floris che, partendo dalla presentazione del suo nuovo romanzo "La prima legge degli Shardana", ha poi concluso con una riflessione molto più ampia sulla politica e sul sistema Italia. Oltre alle conferenze centinaia di incontri, di persone curiose, attente, appassionate di libri. Lo si capiva dal modo in cui li toccavano, li sfogliavano e alla fine, per fortuna, li compravano.
 
Io sono stata brava e sono tornata a casa con un libro per casa editrice, ho deciso di iniziare ad accumulare i compiti per le vacanze.

Buona lettura e viva la letteratura!
Stefy

martedì 10 maggio 2016

Al giardino ancora non l'ho detto - Pia Pera



"Sicuramente non sono più attraente agli occhi altrui, tuttavia: mi sento adesso più che mai connessa interiormente a una sorta di bellezza e armonia impalpabili. Una bellezza che va rivelandosi mano a mano che, con lo spegnersi, si estingue la sicumera dell'io, l'attaccamento al mondo. Mi sento riassorbire in qualcosa di più vasto di me."

Pia Pera

Il meglio della vita - Rona Jaffe


 
Caroline, April, Gregg, Barbara condividono tutte un sogno: innamorarsi e sposarsi.
Siamo a New York negli anni '50 e nonostante gli americani siano più evoluti di noi in temi di parità di genere ed emancipazione femminile, il fulcro su cui ruota l'intera vita di una giovane donna è trovare marito. Preferibilmente un buon partito. Lavorare è per la maggior parte di loro un diversivo prima del matrimonio, dopo il quale si da per scontato che una donna smetta di "giocare a lavorare" e inizi a fare quello per chi è venuta al mondo: prendersi cura della casa e dei figli.
 
Leggere questo libro nel 2016, quando il lavoro sottrae così tanto tempo alla mia vita e alla vita di tutte le donne che conosco, mi ha creato dei sentimenti fortemente ambivalenti. Da una parte rabbia, una fortissima rabbia verso questa società patriarcale e maschilista dove le donne non hanno un ruolo sociale se non in casa, dove le posizioni di potere e responsabilità sono una meta irraggiungile se non a costo di sacrificare l'intera vita al lavoro. Rabbia verso queste giovani donne che non se ne rendono conto, che vivono per un apprezzamento, per uno sguardo maschile, che vivono al solo scopo di essere sufficientemente carine per trovare marito.
 
Dall'altra parte la trama è così coinvolgente che si sospende il giudizio, ed anche la lettrice del 2016 alla fine vuole solo sapere se April sarà finalmente felice, se Barbara trover l'amore anche dopo la fine del suo matrimonio e soprattutto che fine farà Caroline.
 
Caroline ci viene presentata come la più emancipata del gruppo, come una giovane donna che non vuole solo riempire il suo tempo col lavoro in attesa di un marito, ma che è ambiziosa, che è interessata davvero a quello che fa. E' su di lei che avevo riposto tutte le mie speranze...
 
Non aggiungo altro.
Buona lettura e che il dibattito abbia inizio!
 
Era meglio vivere negli anni '50?
 
Stefy