"Non si può trovare pace evitando la vita, Leonard."
Fa sorridere amaramente pensare che fu Virginia a dirlo a Leonard, e non viceversa, ma è con questa frase di Wirginia Woolf che madre, figlio e sorelle si richiamano vicendevolmente all'ordine, o meglio alla vita e al suo costante disordine, ed è questa frase la chiave di lettura del secondo romanzo di Alejandro Palomas. I legami familiari, la loro visceralità e anche la loro insopportabile ineluttabilità, questo loro esserci imposti dalla nascita senza possibilità di scampo, sono di nuovo i protagonisti assoluti.
Palomas mette in scena un grande Capodanno in famiglia, una famiglia composta da una madre finalmente uscita da un matrimonio opprimente, da un figlio che non riesce a liberarsi del fantasma del padre, da una figlia diventata suo malgrado l'opposto di se stessa, da una terza sorella che ha perso tragicamente un grande amore e da uno zio narcisista ed egocentrico che finisce poi col rivelarsi uno dei migliori personaggi del libro. Le trame di vita e i diversi caratteri affiorano poco alla volta, e pian piano vengono svelati segreti di famiglia, verità non dette, enormi bugie. Il tutto accade nel corso di un'unica sera, la sera di Capodanno, intorno al tavolo della madre.
Se con "Tanta vita" Palomas mi aveva sedotta, con "Capodanno da mia madre" mi ha definitivamente conquistata, tant'è che mentre ne scrivo sto leggendo il suo terzo romanzo, "La musica del mondo". Ci sono delle tracce e delle costanti che inizio ad intravedere, una visone della vita e del mondo che mi sento di condividere, un modo armonioso e acuto per dire ancora una volta e nonostante tutto e fino alla fine che no, non si può trovare pace evitando la vita.
Buona lettura,
Stefy