Grazie Amélie!
Grazie per aver mantenuto fedele l'appuntamento col tuo nuovo romanzo a febbraio. Non ci pensavo nemmeno più, quando entrando nella libreria del cinema Anteo mi sono imbattuta nella donna col cappello nero a cilindro, era lei senza alcun dubbio.
"Il delitto del conte Neville" è l'ennesimo romanzo, o lungo racconto se vogliamo, di Nothomb a farmi pensare chiudendo il libro: Questa donna è un genio. Ed è vero. Il conte Neville si ispira a "Il delitto di lord Arthur Savile" di Oscar Wilde, e mescola la consueta ironia dell'autrice a citazioni mitologiche. Il conte Neville, aristocratico belga decaduto, è costretto a vendere il suo magnifico castello nelle Ardenne. Prima di uscire di scena decide di organizzare una lussuosissima festa di addio. Ma nei giorni che precedono il garden party, Sérieuse, la figlia diciassettenne, fugge di casa nascondendosi nella foresta. Viene trovata e accudita per la notte da una veggente che profetizzerà al conte Neville una spaventosa profezia: "Durante il ricevimento, lei ucciderà un invitato." Da questo gioco letterario nasce la trama del racconto, protagonista il tormentato conte e la figlia più problematica di quest'ultimo. Dopo essere stata una bambina espansiva, solare ed entusiasta (una piccola Nothomb della Metafisica dei tubi) Sérieuse diventa una ragazza asociale, triste, apatica, il grande "fallimento" del conte e della contessa rispetto agli altri due figli: Oreste ed Electra.
Sarà la terzogenita a togliere completamente il sonno al padre nelle tormentate notti precedenti il delitto. Sarà sempre lei ad offrire al padre una soluzione estrema al suo tormento, e sarà sempre lei a risolvere e scogliere il nodo del destino e del racconto. Leggere Nothomb mi trasmette lo stesso frizzante entusiasmo che trasmette all'autrice una flute di champagne, un'ebrezza che solo la sua sagacia e la sua ironia riescono a darmi.
A te Amélie!
Stefy

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