Al Buenavista si va per aspettare la morte, niente di tragico o deprimente, lo si fa con eleganza e sobrietà, quando nessun altro può o vuole prendersi cura di noi. Ilona, liutana ungherese, ci va per dimenticare un amore finito e la morte della madre, alla quale ha dedicato gli ultimi tre anni della sua vita. Ilona decide quindi di dedicarsi alla cura di sé attraverso la cura degli altri. Otto e Clea ci fanno per ricostruire, a novant'anni, la storia delle proprie esistenze, per svelarsi i segreti di una vita, per appianare i rancori, per parlarsi come se fossero sconosciuti e come non sono mai riusciti a fare in cinquant'anni di matrimonio. Ilona viene affidata alla cura di Otto e Clea, più precisamente la giovane donna si divide tra i due: al mattino tiene compagnia a Clea, nel pomeriggio aiuta Otto a costruire un violoncello. Il modo in cui tutto questo viene narrato, la trama di queste tre esistenze che si incrociano, i nodi cruciali di queste tre vite fanno de La musica del mondo forse il libro più intenso di Alejandro Palomas. Lascia perplessi il finale, in cui forse si perde la magia di tutte le precedenti trecento pagine. Un libro emozionante, intenso, commovente, forte.
Buona lettura,
Stefy
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