Care Blogger,
In una notte insonne ho divorato il terzo volume della Ferrante, "Storia di chi fugge e di chi resta", forse, per me, la parte più interessante e più coinvolgente dell'intera saga.
Sullo sfondo abbiamo gli anni 70 con tutta la loro forza dirompente, positiva e negativa. La politica italiana sullo sfondo, la rivoluzione del 68, le prime avvisaglie di "femminismo all'italiana" (ovvero ben poco) incidono molto sulla vita delle protagoniste e delle persone che come satelliti ruotano loro intorno. Elena divorzierà, i primissimi divorzi all'italiana, si separerà da Pietro chiuso ottusamente in un mondo che non esiste più. Rincontrerà l'amore di una vita, Nino Sarratore, il figlio del ferroviere-poeta che abbiamo imparato a conoscere e temo ad amare fin dal primo volume. Un uomo ragazzo tanto affascinante quanto inaffidabile. Chi non conosce bene quella realtà, come me, non può che restare esterrefatto davanti alle vicissitudini di Lila, ma soprattutto alle vicissitudini del rione. Camorra, interessi, denaro sporco e l'affacciarsi della tragedia eroina che inizia a diffondersi e mietere vittime proprio tra i più deboli per arricchire le tasche della famiglia Solara. In questo la Ferrante è stata davvero brava, nello scrivere un romanzo socio politico che copre tutta la storia italiana, dagli anni 50 ad oggi, camuffandolo da romanzo sentimentale, o forse viceversa?
Manca poco alla fine del quarto ed ultimo volume, "Storia della bambina perduta", dopo il quale potrò dirvi definitivamente se e quanto ho amato questo lungo libro. E' sicuramente una lettura piacevole, interessante, a volte inarrestabile. Tutte le vicende narrate non possono che tenerci incollate al libro. Tuttavia intravedo, in un angolino della mia mente, qualche riserva. Dovrò leggere il libro che ha vinto lo Strega al posto della Ferrante per poter dire se effettivamente è stato, letterariamente, giusto così.
Ciao amiche, a presto
Stefy

Oggi ho terminato la saga della Ferrante. Il quarto ed ultimo volume si chiude come un cerchio riportandoci all'inizio del racconto quando le due protagoniste, ancora bambine, giocavano con le loro umili bambole che curavano come il bene più prezioso. Se il libro presuppone uno schieramento, dalla parte di Lila o dalla parte di Elena, il mio non può che essere con quest'ultima. Lila è ed è sempre stata eccessiva in tutto e il suo attaccamento al rione in ultima analisi pare solo un'enorme paura ad affrontare altro rispetto a ciò che già si conosce, per quanto negativo esso sia.
RispondiEliminaElena rimane l'amica geniale della vera amica geniale, ma almeno è riuscita ad allontanarsi anche dall'influenza di Lila, dalla paura di diventare come la madre e di sprecare l'intera vita sullo stradone a vedere i camion passare. Elena Greco è l'alter ego di Elena Ferrante? Le vecchie bambole alla fine della saga sono state lasciate da Lila in casa di Elena? Le aveva sempre avute lei?
Domande che rimangono senza risposta insieme alla più tremenda, che fine ha fatto la bambina perduta? Qualche perplessità l'ultimo volume della saga me la lascia e forse tre volumi sarebbero stati sufficienti e non avrebbero tolto molto alla storia.
Aspetto i vostri commenti.
Notte,
Stefy