martedì 4 agosto 2015

Storia di chi fugge e di chi resta


Care Blogger,

Ho finito stanotte il secondo volume della saga di Elena Ferrante, Storia del nuovo cognome, e mi appresto ad iniziare oggi il terzo volume, Storia di chi fugge e di chi resta.
Lila ed Elena hanno preso ormai strade e vite completamente diverse, pur venendo dalla stessa povertà, dalla stessa violenza, dallo stesso rione.
Elena è riuscita a fuggire, è riuscita a studiare, a scappare da Napoli e laurearsi alla Normale di Pisa, a togliersi di dosso le brutture dell'infanzia e della giovinezza. Certo con fatica, senza mai dimenticarsi chi è e da dove viene, e forse proprio per questo impegnandosi ancora di più per "riuscire". Una laurea con lode però non le basta per eliminare del tutto la sua insicurezza, la paura che anche gli altri si possano accorgere, nonostante tutto, di chi è veramente. Che possano sentire l'odore delle sue origini umili, povere e ignoranti.
Lila ha già vissuto almeno 10 vite, pur essendo ancora giovanissima (coi nostri standard un'adolescente). E' rimasta invischiata nelle guerre del rione, nelle sfide dei clan di camorristi, uno dei quali ha sposato e lasciato, dimostrando un coraggio e una modernità inaccettabili per la Napoli di allora. Forse Lila è troppo moderna persino per noi lettrici. Ha addosso una rabbia, un'intelligenza acuta e viscerale che solo pochi possiedono, e forse esce solo in contesti come quelli in cui sono cresciute le protagoniste, contesti dove solo l'arroganza urlata, il coraggio o una spiccata intelligenza ti fanno sopravvivere. Lila sfugge a qualsiasi schema ed etichetta sociale, resta un personaggio sfuggente, inafferrabile. Cosa vuole veramente? Perché lascia morire la propria intelligenza in questo modo? In realtà non lo farà mai, solo la usa in maniera fin troppo acuta, senza distinguere tra romanzi e imprese camorriste, tra matrimoni di interesse e passioni irrefrenabili. Lila gran signora e Lila operaia. La stessa persona. Lila ed Elena in perenne competizione a distanza tra loro per capire e dimostrare chi deve cosa a chi, chi è davvero la più intelligente, chi ha davvero ragione, spesso ce lo domandiamo, chi fugge o chi resta?
Finendo il secondo volume ho provato un'enorme inadeguatezza rispetto a entrambe le protagoniste. La Ferrante ti sbatte addosso un coraggio e un bisogno di farsi strada nella vita che non possono che far sentire vile e inadeguato un lettore che si pone domande sulla stessa propria vita. Che valore hanno gli studi fatti in un contesto così comodo, così facile? Lila chissà cosa sarebbe diventata, quali potenzialità stiamo sprecando noi lettrici?
Era meglio restare o fuggire? E' meglio restare o fuggire?
Non lo so.

Ora metto su un vero caffè e vado a berlo davanti al mare, pensando alla pochezza della mia forza rispetto ad Elena e Lila. Ma anche al piacere che la lettura di un libro scatena in noi. Parole e pensieri.

Ciao amiche di libro.
Stefy


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