Quando un libro viene definito da Baricco "sorprendente" le aspettative sono alte, e Missiroli non le delude. Che fosse bravo lo avevo capito col più noto Atti osceni in luogo privato, ma è con Bianco che ho spostato Missiroli dalla casella "scrittore di se stesso" a quella più ampia di "scrittore".
America del Sud, razzismo, sentimenti forti, ancestrali e purtroppo mai estinti. Moses, vedovo e saggio del villaggio, razzista suo malgrado per aver ereditato dal padre il cappuccio del Ku Klux Klan, viene in contatto con i suoi nuovi vicini di casa, una coppia formata da una donna bianca ed un uomo di colore, una nonna che ha vissuto la sua vita come schiava dei bianchi sia di giorno che di notte, ed un bambino che non percepisce le differenze tra bianchi e neri. Non so perché Missiroli abbia scritto questa storia, ma leggendolo sembrava avesse realmente vissuto lungo il fiume, sulle due sponde, quella occupata dalle case dei bianchi e quella occupata dalle capanne dei neri, e che come Moses, avesse infine fatto la sua scelta.
Sorprendente, in effetti.
Stefy

Nessun commento:
Posta un commento